LA LIPU? PERFETTO ESEMPIO DI IDEOLOGISMO ANTICACCIA

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Il comunicato sulla chiusura della stagione venatoria della Lega per la protezione degli uccelli ripete i consueti ammiccamenti al mondo animalista e dimostra l’inaffidabilità dell’associazione per la gestione faunistica. A differenza di quanto dichiarato nessuna Regione italiana ha violato alcunché in tema venatorio

Sul proprio sito e pagina FaceBook, la LIPU nazionale ha diffuso un comunicato sulla stagione venatoria appena conclusa, con attacchi alle Regioni e l’auspicio di una nuova procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea sui calendari venatori italiani.

Non è una novità che la LIPU a inizio e fine della stagione di caccia dirami comunicati allarmistici, ma totalmente infondati scientificamente e legalmente, nei quali dipinge quadri disastrosi per la fauna italiana, per la cui conservazione la caccia sarebbe il più grave problema.

Un approccio siffatto, condito di facile pietismo, paga sicuramente in termini di consensi e tessere, ma si può dire che sia improntato a una seria gestione faunistico ambientale?

Stesse riflessioni nascono di fronte alle affermazioni contenute nel comunicato LIPU, che può definirsi uno dei migliori esempi di disinformazione visti negli ultimi tempi. Chiariamo allora la realtà dei fatti sulle date di chiusura e lo stato di conservazione delle specie cacciabili:

  • Il documento Key concepts 2021, redatto dalla Commissione Europea, smentisce i dati e le posizioni ISPRA rivendicate dalla LIPU per le specie beccaccia e codone, affermando in approccio trans-nazionale che la migrazione prenuziale comincia in febbraio nell’areale europeo che comprende l’Italia.
  • Sulle specie tordo bottaccio, tordo sassello, cesena e alzavola lo stesso documento evidenzia le sconcertanti discrepanze fra i dati italiani e quelli degli altri Paesi mediterranei, e le spiega con la possibilità di avere confuso i movimenti invernali con la vera e propria migrazione, che in Italia sarebbe sorprendentemente anticipata fino a un mese e mezzo rispetto a Francia, Spagna e Croazia.
  • La LIPU evita accuratamente di citare la Guida alla Disciplina della Caccia UE che, ai paragrafi 2.7.3 e 2.7.10, consente alle Regioni degli Stati membri di utilizzare dati scientifici regionali a supporto di discostamenti dal dato KC nazionale, proprio ciò che hanno fatto la Regione Puglia e la Regione Veneto.
  • La LIPU evita accuratamente di citare che ISPRA da quest’anno ha legittimato l’utilizzo della decade di sovrapposizione, consentendo quindi di chiudere la caccia nella stessa decade in cui comincia la migrazione prenuziale. Questo consente la chiusura della caccia al 31 gennaio per tutte le specie acquatiche a parte l’alzavola, che è invece oggetto di due pubblicazioni scientifiche recenti con telemetria satellitare che hanno dimostrato l’inizio della migrazione in febbraio.
  • La LIPU dimentica che la redazione del documento Key concepts 2021 si è svolta in Italia in modo non rispondente alle raccomandazioni della Commissione Europea, che aveva chiesto la concertazione con i portatori d’interesse (mai realizzata) e l’utilizzo prioritario delle pubblicazioni scientifiche più recenti.
  • La LIPU evita accuratamente di fare presente che l’Atlante Europeo delle Migrazioni dimostra esattamente che la migrazione in Italia ha inizio in periodi diversi fra gruppi di regioni, oltre ad avere l’intrinseca debolezza di aver utilizzato le “ricatture indirette” a causa del campione insufficiente di dati.
  • In merito alle fantomatiche 17 specie in “cattivo stato di conservazione” non possiamo che ribadire che se le specie sono in cattivo stato o meno non può essere la LIPU né BirdLife a stabilirlo con l’invenzione della classificazione SPEC, priva di valore ufficiale, oltre che intrinsecamente inadeguata a valutare se una specie può essere oggetto di caccia o no.
  • Curiosamente la LIPU cita la sentenza del TAR Veneto ma si dimentica delle pronunce dei TAR e del Consiglio di Stato sui calendari di Toscana, Sardegna, e Umbria che hanno legittimato la chiusura della caccia al 31 gennaio.

Per concludere, nessuna Regione italiana ha violato alcunché, i Piani di Gestione sono stati applicati per le misure riguardanti il prelievo venatorio e anche in campo ambientale da parte di alcune regioni. Certamente bisogna fare di più per conservare e ripristinare gli habitat naturali: questo è il terreno dove i cacciatori e i veri ambientalisti dovrebbero lavorare insieme. Purtroppo, la LIPU non appare fra questi ultimi.

Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia