In occasione della ormai tradizionale festa di Montoggio (GE), che attira appassionati non solo liguri, la Federazione Italiana della Caccia e il Coordinamento delle Cacciatrici Federcaccia hanno organizzato – intercettando le richieste e le necessità di avere informazioni chiare e precise sul tema – un convegno sul tema della PSA, mettendo insieme un tavolo ricco di relatori per fare il punto su un problema reale e che va affrontato nel modo giusto per scongiurare conseguenze gravi per l’economia e la caccia.
Fra gli ospiti più attesi, senza nulla togliere agli altri intervenuti, il commissario straordinario per la Peste Suina Africana, dottor Angelo Ferrari, la massima autorità in materia in questo momento, che con la sua partecipazione ha dimostrato ancora una volta la sua grandissima disponibilità e considerazione nei confronti del mondo venatorio e del ruolo che questo può ricoprire per affrontare e risolvere il problema.
Si è trattato di un incontro estremamente interessante dunque, come gli spazi anche esterni al tendone gremiti da un pubblico attento e partecipe composto non solo di cacciatori, ma anche di amministratori locali, hanno dimostrato, che ha dato modo di chiarire molti aspetti legati a questa malattia e a cosa ci si può aspettare per la prossima stagione venatoria. Un sentito grazie dunque a Isabella Villa, Coordinatrice delle Federcacciatrici, per aver organizzato questo momento di incontro, che ha poi moderato con professionalità ed efficienza.
Il convegno si è aperto con i saluti di rito del “padrone di casa”, il Presidente Regionale FIdC Andrea Campanile, che ha da subito sottolineato il suo impegno e quello di tutta la Federazione regionale col supporto del Nazionale, per garantire e tutelare tutte le forme di caccia in questo momento non facile. La situazione epidemiologica per alcune cacce richiederà degli accorgimenti, ma grazie al supporto e al coraggio dell’Amministrazione regionale i cacciatori non corrono il rischio di vedersi penalizzare da qualcuno che approfittando del momento intende colpire l’attività venatoria. “L’apertura della stagione al capriolo – ha sottolineato Campanile – dimostra bene questa volontà della Regione di fare breccia nella diga del divieto di caccia totale che i protocolli vorrebbero previsti nelle cosiddette zone rosse dei territori colpiti dall’epidemia. Un primo passo che prelude ad altre aperture”.
Da parte del Commissario straordinario Ferrari sono giunte nel corso del suo intervento parole non solo di ringraziamento per i cacciatori, ma anche tranquillizzanti per il prosieguo della attività venatoria sul cinghiale, anche nelle forme tradizionali come la braccata che in Liguria viene svolta usualmente con un numero limitato di cani, comunque necessari a far uscire i selvatici dall’intricatissimo territorio che caratterizza queste zone di caccia. Una dichiarazione accolta con indubbia soddisfazione dai presenti e che, nuovamente, costituisce un precedente importante per tutte le altre regioni interessate. “Anche trascorsa l’emergenza – ha poi concluso il Commissario – il numero dei cinghiali andrà ridotto fortemente e riportato nei suoi spazi naturali. Sarà necessaria una gestione della specie che non potrà non vedere un ruolo predominante dei cacciatori”.
Un concetto espresso e ribadito più volte nel suo intervento anche da Roberto Parodi, dirigente Servizio veterinario Asl3, che ha sottolineato, dati alla mano, come sul territorio interessato dalla ricerca delle carcasse sia da assegnare proprio alle squadre dei cacciatori il merito di aver rinvenuto il numero più alto di resti, poi rivelatisi positivi.
Molto interessante anche l’intervento del professor Giuseppe Meneguz dell’Università di Torino, che ha evidenziato i meccanismi della diffusione della PSA. Meneguz nel trattare i casi di PSA eradicati in Repubblica Ceca e in Belgio ha messo bene in evidenza la differenza sia di tipologia che soprattutto di estensione dei territori su cui si è operato, che in realtà assommavano ai kmq rappresentati da un paio dei comuni liguri interessati, sottolineando quindi la maggiore difficoltà a intervenire nel nostro Paese. Ha poi avanzato l’ipotesi che il virus in azione in Italia pur mantenendo una altissima mortalità, che non dà scampo ai soggetti colpiti, abbia una minore capacità infettiva, il che potrebbe portare a una forma endemica della malattia.
Terminati gli interventi tecnici è stata la volta del Senatore Francesco Bruzzone, che ha ricordato alla platea le difficoltà che a livello parlamentare incontra il tentativo di dover affrontare qualsiasi criticità che coinvolga animali a causa della presenza di correnti, movimenti e partiti che sostengono posizioni ideologiche animaliste. La gestione del problema PSA è di nuovo purtroppo un buon esempio di come anche a discapito della salute della stessa fauna e mettendo a rischio un settore trainante dell’economia si preferirebbe “lasciar fare alla natura”.
“La PSA – ha però ricordato Bruzzone – oltre a rappresentare una indubbia criticità dà ai cacciatori la possibilità di essere protagonisti nella gestione e soluzione di un grave problema e questo ci porta a modificare il rapporto che la società ha con il mondo venatorio. La caccia sta passando da essere una attività sostenibile a essere una attività indispensabile”.
Alessio Piana, consigliere regionale, ha illustrato l’operato della Regione, che si è attivata sin da subito nel contrastare l’epidemia e nel cercare di gestire al meglio la situazione, proprio con il coinvolgimento dei cacciatori e con la ferma intenzione di mantenere il più possibile la possibilità di svolgere le attività tradizionali, pur mantenendo altissimo il rispetto dei criteri di biosicurezza. Un approccio ben diverso da quello osservato in altre regioni interessate dallo stesso problema. Anche Piana ha ribadito che il ruolo dei cacciatori nel suo contrasto è fuori di dubbio, così come il loro coinvolgimento nella gestione e soluzione delle criticità rappresentate dalla specie cinghiale e non solo nella stagione di caccia.
A concludere i lavori il Presidente nazionale Massimo Buconi, che ha ringraziato tutti gli intervenuti e in particolare il commissario Ferrari, non solo per la sua presenza al convegno, ma soprattutto per la sua quasi quotidiana disponibilità al confronto e all’ascolto delle nostre posizioni e suggerimenti, frutto di esperienza e conoscenza del territorio. Una posizione laica e pragmatica che Federcaccia sottolinea e apprezza fortemente.
“È però necessario – ha ricordato il Presidente – che vengano incrementate urgentemente le azioni concrete che i vari Piani prevedono e che invece vediamo purtroppo mancare. Siamo consapevoli che l’operato del Commissario e di chi lo affianca è spesso rallentato da quella burocrazia che ben conosciamo e che anche in questo caso trova come sempre la sua applicazione a vari livelli e in vari settori, ma è nostro dovere sollecitare tempi rapidi”.
E infine un invito: “Stiamo affrontando da anni una serie di crisi di varia natura che ci colpiscono come uomini e come cittadini e che sommandosi ai continui attacchi dei nostri antagonisti ci sconfortano e magari ci fanno pensare di appendere il fucile al chiodo. Umanamente è comprensibile, ma ricordate in quei momenti di sconforto che anche un solo cacciatore che smette di praticare sarebbe per il mondo anticaccia un successo. Resistete e non abbandonate la vostra passione. Non importa siate federcacciatori, ma di sicuro è importante che continuiate ad essere Cacciatori”.