FIDC MARCHE: SUL CALENDARIO RICORSO E CENSURE PREVEDIBILI

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Come purtroppo prevedibile e previsto, la formulazione del Calendario Venatorio regionale ha portato a un ricorso prima e alla decisione del TAR di sospendere lo stesso in ben tre punti. Un fallimento della linea seguita dall’Assessorato caccia che ha causato ai cacciatori marchigiani penalizzazioni inaccettabili

La poco felice vicenda del calendario venatorio 2023-‘24 della Regione Marche continua: dopo le penalizzazioni autoinflitte in sede di approvazione del calendario, che hanno peggiorato anche le parti vinte al TAR nella scorsa stagione, è arrivato il ricorso degli anticaccia che ha portato lo scorso venerdì alla sospensiva di ben tre parti della Delibera.

Un ben poco soddisfacente risultato, frutto di una serie di scelte errate compiute dalla Regione malgrado più volte Federcaccia Marche avesse messo sull’avviso, indicando anche i modi per garantire ai cacciatori marchigiani maggiori sicurezze in merito allo svolgimento della stagione venatoria in corso.

L’Assessorato, già in sede di stesura del calendario, aveva scelto di togliere una giornata di preapertura alla quaglia, di ridurre i giorni di preapertura al colombaccio e il periodo di caccia al combattente, oltre ad inviare a ISPRA una previsione del prelievo di allodole dimezzato rispetto a quanto consente il Piano di Gestione Nazionale approvato nel 2018.

Nonostante tutte le segnalazioni di Federcaccia, che dimostrava come i primi tre punti fossero stati vinti dalla Regione Marche con sentenza TAR sul calendario della stagione precedente, la Regione ha continuato nella propria azione penalizzante, giustificandola affermando testualmente che “Bisogna dare certezze ai cacciatori, bisogna mettere in sicurezza il calendario dai ricorsi”.

Anche dopo questa inspiegabile posizione, Federcaccia scrisse a chiare lettere all’assessorato evidenziando ulteriori debolezze nella Delibera, in particolare sulle motivazioni, che apparivano insufficienti rispetto al parere ISPRA, molto più approfondito rispetto agli anni scorsi.

Federcaccia aveva a suo tempo inviato anche le motivazioni da utilizzare, che contro deducevano punto per punto il parere ISPRA. Ma anche questi suggerimenti sono stati totalmente ignorati.

Difficile comprendere una tale rigidità, quando i fatti dimostrano che con delibere ben argomentate stese con la collaborazione dell’Ufficio Studi della nostra Federazione si sono vinti i ricorsi dell’anno scorso, anche al Consiglio di Stato (Sardegna, Umbria, Toscana).

Un solo dubbio era stato espresso da Federcaccia: che ci fosse stato un qualche tipo di accordo non reso noto con gli anticaccia affinché non presentassero ricorso. Una ipotetica circostanza, certo di cui non vantarsi, comunque del tutto smentita alla prova dei fatti.

La sintesi di tutta la vicenda è che i cacciatori marchigiani hanno perso giornate di caccia in preapertura, carnieri di allodola, giornate di caccia al combattente e si trovano oggi con 20 giorni in meno di caccia ai turdidi e alla beccaccia rispetto ai colleghi delle regioni vicine come Umbria,

Toscana e Lazio, per non parlare di quelle del Sud, come Puglia e Calabria. A ciò si aggiunge anche la giornata in meno alla migratoria da appostamento, ma su questo non vogliamo intervenire.

In conclusione:

  1. Non serve attuare riduzioni di stagioni e di giornate per evitare i ricorsi: gli anticaccia il ricorso lo fanno comunque.
  2. Al contrario è necessario mantenere date e specie come da legge 157/92 per contrastare le penalizzazioni provenienti dai pareri ISPRA e dalle pressioni del mondo anticaccia.
  3. È necessario costruire delibere motivate puntualmente rispetto al parere ISPRA e solo così si può confidare nel superamento dei ricorsi. Non farlo o farlo male è un suicidio per la Regione e porta amare sorprese ai cacciatori.

Federcaccia si augura che la Regione Marche faccia tesoro di questo fallimento e accetti con spirito costruttivo quella collaborazione che Federcaccia Marche e l’Ufficio Studi e Ricerche di FIdC nazionale hanno sempre offerto a tutti gli assessorati e Uffici caccia delle Regioni italiane avendo come unico interesse quello di garantire ai cacciatori quanto leggi e regolamenti consentono e che con l’opportuna preparazione è possibile ottenere.

Considerati i provvedimenti annunciati dall’Assessore, che non paiono essere risolutivi di tutte le problematiche evidenziate, Federcaccia Marche chiede al Presidente della Regione Francesco Acquaroli un incontro urgente di tutte le Associazioni venatorie regionali per individuare le azioni necessarie a far sì che i diritti dei cacciatori marchigiani siano riconosciuti e tutelati.