È stato approvato dal Senato con 176 voti a favore, 3 contrari e 21 astenuti (il gruppo di Fratelli d’Italia) il decreto per contrastare la diffusione della peste suina africana, che ora passa all’esame della Camera.
Nel suo intervento, il senatore Taricco (PD) oltre a esprimere la condivisione personale e del Partito Democratico alla conversione del decreto-legge ha sottolineato come la situazione di rischio legata alla Psa derivi da una sufficiente mancata presa di attenzione del problema della eccessiva densità di fauna selvatica.
“Se siamo qui ad affrontare l’emergenza della peste suina africana – ha dichiarato in un passaggio del suo intervento il senatore Pd – lo siamo anche perché c’è, come dicono tutti i documenti e come è stato confermato durante le audizioni, un’eccessiva presenza di cinghiali selvatici sui nostri territori. Addirittura è stato detto in modo molto chiaro che la densità ottimale sarebbe intorno a 1-1,5 capi per chilometro quadrato. Nelle audizioni ci è stato detto che in alcuni territori arriviamo anche a 15 capi per chilometro quadrato. È chiaro quindi che il problema esiste. Ricordo, come evidente a coloro che hanno letto i documenti, che già nel documento predisposto il 21 aprile dell’anno scorso, in una situazione in cui non c’era ancora la sensazione che avremmo avuto questo problema all’orizzonte, giustamente gli uffici ministeriali avevano predisposto un documento che, stante la presenza del problema in tutta Europa, invitava a prevenire i guai che ne potevano derivare. Nel documento si diceva anche che nel caso di densità troppo alta, sarebbe stato necessario abbattere fino all’80 per cento dei capi presenti, evidenziati dal censimento.
Quel dato di densità, infatti – continua Taricco – era una bomba innescata che poteva esplodere, come di fatto poi è successo. Ci è stato detto che il provvedimento in discussione era finalizzato ad affrontare l’emergenza della peste suina africana e non era utilizzabile per risolvere il tema dei danni degli animali selvatici, in particolare dei cinghiali, in agricoltura, dell’incidentalità stradale e di tutte le altre problematiche connesse. Ne siamo consapevoli, ma sappiamo anche che quel problema rimane irrisolto, prima di tutto perché i documenti che erano stati predisposti per prevenire la possibilità di infezioni da peste suina africana rimangono validi e quei documenti ci dicono che, in determinati territori con certe densità, bisogna provvedere ad abbattere fino all’80 per cento degli animali presenti. Io credo che questo tema rimanga alla nostra attenzione, perché anche se non è quello odierno, è una questione fondamentale perché i danni all’agricoltura continuano ad esserci e ad essere pesantissimi e perché l’incidentalità stradale legata a questi animali continua a essere un grandissimo problema.
Rimane sul tappeto – ha concluso – la necessità di affrontare il tema dell’eccesso di densità di animali selvatici in tantissimi territori, anche perché altrimenti, come giustamente affermano i documenti dell’ISPRA e del Ministero dell’aprile e del giugno dell’anno scorso, con queste densità popolative il rischio di infezioni è assolutamente dietro l’angolo, come abbiamo visto in questo caso. Non vorrei che adesso affrontassimo l’emergenza attuale e fra sei mesi ci trovassimo magari a dover affrontare altri focolai in altre aree d’Italia e di nuovo a doverci dire che il problema contingente è quello della peste suina africana e che i temi generali li affrontiamo un’altra volta”.