PSA. MAZZALI (FDI): CINGHIALI A BOSCO FONTANA, MARESCIALLO DEI FORESTALI DICE TUTTO SOTTO CONTROLLO, MA SU CHE BASI?

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“Dopo l’avvistamento di cinghiali a Bosco Fontana, nel Mantovano, e nonostante in Piemonte, Liguria e Lazio ci sia già l’emergenza peste suina, il maresciallo dei carabinieri forestali che gestiscono la riserva, Gianfrancesco D’Ambrosio, ha dichiarato: ‘La situazione è sotto controllo e la sicurezza di chi viene al Bosco è garantita’.

A questo punto è lecito chiedere al maresciallo D’Ambrosio su quali basi abbia fatto le sue dichiarazioni. Ha 500 forestali sul territorio? Oppure ha fatto le analisi ai cinghiali rilevati con le fototrappole? Per essere così sicuro che non ci dobbiamo preoccupare, immagino avrà indagato a fondo.

Per questo ho presentato in Regione un’interrogazione, che chiede all’assessore Rolfi di occuparsi della zona e di darci notizie sicure. Non è con una delibera che il territorio otterrà i controlli necessari, ma con i soldi, gli strumenti e gli uomini che vengono affiancati alla delibera stessa: se non ci mettiamo i fondi, le carte rimangono inutili.

Nell’area di Bosco Fontana la presenza dei cinghiali è stata segnalata nei giorni scorsi e D’Ambrosio l’ha confermata. L’ha chiamata ‘sparuto gruppo’, come se non bastasse un solo animale infetto per creare un enorme danno. Ci sono oltre 1 milione di capi di suini nel Mantovano, circa 5 milioni nella regione, che è in testa alla classifica di allevatori in Italia (52% del totale nazionale).  E’ facile capire come l’ingresso della peste suina nel nostro territorio sarebbe una vera e propria catastrofe economica dato che molti Paesi chiuderebbero l’import dai nostri allevamenti. Quando c’è stato il blocco nelle zone del Piemonte, le perdite sono state di circa 20 milioni di euro al mese e da noi sarebbero molto maggiori.

Nell’interrogazione ho chiesto all’assessore Rolfi ‘d’intervenire a livello istituzionale affinché anche all’interno dell’area naturale di Bosco Fontana siano attivate, per mano dei Carabinieri Forestali, le attività di depopolamento ed eradicazione della specie evitando così che la stessa area protetta diventi un incubatoio per la riproduzione e la successiva diffusione del cinghiale sul territorio circostante. Attività che l’ex CFS sarà in grado di svolgere egregiamente così come nel passato è stata svolta per altre ragioni all’interno di altre aree protette, ad esempio in quel di Bosco Mesola, in gestione sempre al medesimo Corpo di Polizia’.”

Lo dichiara Barbara Mazzali, consigliere regionale di Fratelli d’Italia