“Chiediamo alla Regione Veneto l’istituzione di un tavolo urgente sulla peste suina, alla luce della definizione da parte della Commissione europea di diverse aree infette in Piemonte e in Liguria. La malattia, difatti, si può trasmettere tra i cinghiali e i maiali (ma non all’uomo). La nostra provincia, in particolare la zona del Parco, è potenzialmente interessata a motivo della presenza di migliaia di ungulati”. L’istanza è stata sottoposta agli enti competenti da Cia Padova, fortemente preoccupata per un’epidemia che rischia di arrivare fino agli allevamenti locali.
“Serve subito un’azione coordinata e condivisa -precisa il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini-. Non dobbiamo farci trovare impreparati qualora venisse scoperto un focolaio; al contrario, siamo chiamati a mettere in campo fin da subito ogni strategia utile per arginare un’eventuale, ma non impossibile, proliferazione della psa”.
Per quanto riguarda i numeri dei cinghiali, vi sono delle stime che rilevano 10mila esemplari nei Colli e 2mila in pianura, soprattutto nella Bassa. Nel 2021 ne sono stati abbattuti, da selecontrollori autorizzati, oltre 2mila nell’area del Parco Colli. Tuttavia, come osserva Cia Padova, i dati mostrano ancora una presenza massiccia di ungulati, che potrebbero appunto trasformarsi in vettori. Motivo per cui le operazioni di contenimento vanno portate avanti con continuità pure nel 2022.
Già nell’attuale contesto, gli allevamenti sono in crisi a causa dell’aumento dei costi delle materie prime (+30% rispetto a un anno fa) e dell’energia (almeno +50%). “Se a queste oggettive criticità se ne dovessero aggiungere delle altre riconducibili alla peste suina -spiega il direttore Antonini- il comparto rischierebbe il colpo del ko, anche a motivo del conseguente stop delle esportazioni. Ecco perché dobbiamo farci trovare pronti”.
Nella provincia di Padova il settore suinicolo, che incide per il 17% sul totale del Veneto, vale 35 milioni di euro all’anno, mentre la produzione complessiva annua è di 24.641 tonnellate.
“I dati indicano chiaramente che è strategico, non possiamo permetterci delle battute d’arresto”. In ogni caso, Cia Padova ribadisce che “le misure di bio-sicurezza degli allevamenti hanno standard elevatissimi, che verranno ulteriormente rafforzati nelle prossime settimane al fine di tutelare le aziende zootecniche, a rischio tracollo nella malaugurata ipotesi di focolai”. Malgrado non ci sia alcun caso di contaminazione della popolazione suina – né in provincia di Padova, né in Veneto – Cia chiede alle Istituzioni di mantenere alto il livello di allerta e si rammarica della scellerata gestione del problema della fauna selvatica da parte dei decisori politici, all’origine di questo grave allarme sanitario: “Da anni ci battiamo per ottenere un’efficace politica di contenimento degli ungulati, che danneggiano pesantemente le coltivazioni e si trasformano pure nel principale vettore di trasmissione della peste suina”. (Fonte CIA)