In Lombardia gli agricoltori che subiscono danni causati dai cinghiali alle coltivazioni potranno indicare due operatori abilitati, ‘cacciatori selecontrollori’, al contenimento dell’animale sui propri terreni. È quanto stabilisce la delibera approvata dalla Regione su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi.
“In questi anni – ha dichiarato Rolfi – abbiamo introdotto la possibilità per gli agricoltori provvisti di licenza di intervenire direttamente, abbiamo aggiornato la legge, abbiamo introdotto la caccia di selezione al cinghiale tutto l’anno anche con visore notturno, abbiamo previsto la facoltà di foraggiamento ossia il posizionamento di piccole quantità di cibo per attrarre il cinghiale”.
“La Lombardia – ha aggiunto – ha fatto tutto ciò che consente la norma nazionale, spesso finendo anche nelle sedi giudiziarie per difendere le proprie leggi e il diritto dei territori di gestire la piaga del cinghiale. Ora serve l’intervento dello Stato, da sempre inerte: la proliferazione incontrollata di cinghiali causa danni all’agricoltura ed è un pericolo per la sicurezza stradale”. “Il cinghiale – ha ricordato l’assessore – è infatti anche il principale vettore della peste suina africana. E questo dovrebbe far quindi riflettere sugli effetti del disinteresse manifestato in questi anni da parte dei ministeri competenti”.
Il proprietario o conduttore del fondo sul quale vengano certificati danni alle colture o al sistema agrario, al fine di incentivare il contenimento delle popolazioni di cinghiale potrà quindi presentare ai competenti Corpi di Polizia provinciale specifica istanza di autorizzazione per due operatori abilitati al controllo selettivo degli ungulati.
“Questa misura – ha affermato l’assessore – conferma la volontà di Regione di attivare ogni misura possibile per incrementare ancora di più il contenimento del cinghiale nell’ottica della difesa delle coltivazioni e della sicurezza delle comunità locali”.
“Nel 2021 gli abbattimenti totali in Lombardia sono stati 12.972, a cui vanno aggiunti i 1.187 in parchi e riserve, contro i 9.198 totali del 2020 e i 7.371 del 2019. La norma regionale, dunque, funziona. Gli agricoltori, i cittadini che abitano in montagna e i sindaci – ha sottolineato l’assessore – hanno bisogno di risposte concrete e il nostro impegno va in questa direzione”. “Con la delibera di lunedì 31 gennaio – ha concluso Rolfi – abbiamo colmato una ulteriore lacuna. Alcuni Ambiti territoriali e Comprensori alpini di caccia in aree non idonee al cinghiale non hanno predisposto i Progetti pluriennali di gestione del cinghiale o gli interventi annuali di prelievo. Ora abbiamo stabilito un cronoprogramma che prevede la predisposizione del documento entro il 1° luglio 2022. In alternativa scatterà il potere sostitutivo di Regione e predisporremo direttamente i piani per avviare ovunque la caccia di selezione”. (Fonte REGIONE LOMBARDIA)