#BastaCinghiali, la manifestazione contro l’invasione cinghiali in tutta Italia ha avuto successo. Organizzata da Coldiretti, ha avuto il sostegno in tutte le piazze italiane del mondo venatorio e anche Federcaccia Lombardia ha sostenuto l’iniziativa attraverso le parole del suo Presidente Lorenzo Bertacchi.
I cacciatori sono al fianco del mondo agricolo: i cinghiali abbattuti nelle aree cacciabili sono aumentati. Nelle aree chiuse alla caccia invece l’intervento è rimesso ai gestori dei parchi o alla Polizia Provinciale e spesso non c’è contenimento. Ma la sopravvivenza stessa della fauna è legata alla convivenza con le attività umane, ottenibile solo con la gestione.
Per gli “animalati” il cinghiale l’importante è non cacciarlo, poi va bene tutto: per loro è etico sterilizzarlo per farlo estinguere… naturalmente. Oppure lasciando fare a lupi e sciacalli. Ma è da sciocchi pensare che ci penseranno i lupi o gli sciacalli: anche nelle zone a più alte densità di lupi il cinghiale continua ad essere un problema ed in crescita, perché i lupi preferiscono gli animali nei recinti, o i caprioli. Ma per gli “animalati” chissenefrega che scompaiano i caprioli e le lepri, e i camosci, e i mufloni. E chissenefrega se la montagna e i pascoli verranno abbandonati. L’importante è che nessun umano tocchi la fauna (anche se la conseguenza sarà in molti casi l’estinzione della fauna stessa – o quasi – attraverso la predazione o la sterilizzazione) e che i boschi siano pieni di predatori.
E nulla interessa a loro che l’abbandono dei pascoli stia facendo scomparire habitat ed ecosistemi necessari ad esempio alla coturnice, che scomparirà con essi: l’importante è che tutto sia abbandonato a se stesso, con buona pace della conservazione delle specie e della biodiversità.
Il dramma è che gli “animalati” trovano sempre più sponda nei gangli della burocrazia, nei posti di comando. O forse sarebbe meglio dire nei nuovi luoghi di culto: perché ormai dobbiamo nascondere i crocefissi, ma in qualche ufficio sembrano tornate in auge le statue di divinità egizie. Sull’altare degli dei con la testa di sciacallo e di falco tutto potrà essere immolato: dalle attività agricole all’uso del piombo, sino alla stessa fauna selvatica. L’importante sarà sempre solo impedire ai cacciatori di cacciare le – poche- specie cacciabili concesse, e agli enti pubblici di gestire scientificamente le emergenze faunistiche (anche riequilibrando la presenza dei predatori) per consentire una possibile coesistenza tra fauna e attività agricole e di allevamento – senza dimenticare la sicurezza per circolazione stradale –, mediante una corretta gestione che andrebbe peraltro a sicuro vantaggio della fauna che si vorrebbe tanto proteggere.
Lorenzo Bertacchi – Presidente Federcaccia Lombardia