Da anni per Cia Grosseto l’emergenza cinghiali è sempre in primo piano. La Maremma tutta, infatti, non solo deve convivere con il pericolo che questi ungulati rappresentano per la sicurezza stradale, e non parliamo solo delle strade poderali, ma deve anche fare i conti con i danni, sempre più ingenti, che questi provocano alle colture e ai terreni. Così Claudio Capecchi presidente di Cia Grosseto, insieme al direttore Enrico Rabazzi.
Sono decenni che ribadiamo che il numero dei cinghiali è oramai fuori controllo e che ogni campo coltivato è minacciato dalla loro presenza -proseguono da Cia Grosseto-. Colture, abitazioni, agriturismi e strade di Grosseto sono oggi alla mercé di questi animali che non temono in alcun modo la presenza dell’uomo e che, oltre ad essere minacciosi e pericolosi, distruggono a volte irrimediabilmente tutto ciò che trovano. Un danno economico che oggi nessun agricoltore può sostenere. Ad aggravare la situazione è stata la pandemia e il conseguente lock down, le restrizioni e la limitazione della caccia.
“Difficile -concludono Capecchi e Rabazzi- se non impossibile pensare, in queste condizioni, a una ripresa; per questo, ancora una volta, chiediamo attenzione per un settore che già è in sofferenza e che non può pensare di lavorare per sfamare la numerosa presenza di ungulati che, indisturbata, distrugge il lavoro dei nostri agricoltori e minaccia la sicurezza degli automobilisti”
Per Cia-Agricoltori Italiani, che è impegnata sul tema a livello sia nazionale che regionale -promuovendo attraverso il progetto “Il Paese che Vogliamo”, la proposta di modifica della legge 157/92 sulla gestione della fauna selvatica- è urgente tornare a ragionare in cabina di regia unica, su modelli d’intervento più incisivi. Serve un approccio finalmente pragmatico alle politiche di contrasto di uno dei grandi nodi irrisolti dell’agricoltura italiana. Una problematica che necessita un’azione immediata da parte delle Istituzioni per garantire, da subito, sicurezza sulle strade e porre fine ai danni incalcolabili procurati a tante aziende agricole del Paese.
“L’Italia non può permettersi di uscire da una pandemia, precipitando di nuovo nell’emergenza ungulati, che sono prima di tutto un pericolo per le persone, oltre che un costo per l’agricoltura -commenta il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Le ambizioni green e la ripresa nazionale devono contemplare una risoluzione onesta, sostenibile ed efficace del problema fauna selvatica. Abbiamo chiesto un incontro al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese e al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani -ha concluso Scanavino- perché siamo pronti da tempo a dare il nostro contributo per riformare la legge in materia e fare, insieme, dell’Italia, anche su questo fronte, un modello esemplare”.