Il 27 gennaio scorso la Commissione europea ha deciso di deferire alla Corte di giustizia dell’Unione europea l’Italia, Bulgaria, Irlanda, Grecia, Lettonia e Portogallo “per la mancata attuazione di varie disposizioni del regolamento n. 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive.
Il regolamento sulle specie esotiche invasive, entrato in vigore il primo gennaio 2015, riguarda le specie considerate “di rilevanza unionale” e comprende attualmente 88 specie – ad esempio piante quali il giacinto d’acqua e animali quali il calabrone asiatico o il procione – che richiedono un intervento a livello europeo. Gli Stati membri devono adottare misure efficaci per prevenire l’introduzione deliberata o accidentale nell’Ue di queste specie, individuarle e adottare misure di eradicazione rapida in una fase precoce dell’invasione o, se le specie sono già ampiamente radicate, adottare misure per eradicarle, tenerle sotto controllo o impedire che si diffondano ulteriormente.
“Attivare una collaborazione organica tra enti per ampliare la conoscenza sulle specie vegetali aliene, che infestano i corsi d’acqua della regione”: è stata la proposta lanciata da ANBI a Regione Toscana ed ARPAT (agenzia regionale protezione ambientale toscana), in particolare per quanto riguarda il poligono del Giappone, l’ailanto e il myriophyllum acquaticum, cioè alcune delle specie che gli operatori dei consorzi di bonifica hanno individuato nei corsi d’acqua durante le attività di manutenzione. E’ stato quindi proposto di dotarsi di linee guida su queste piante nocive, dando vita a protocolli condivisi: un tavolo tecnico permanente, dove individuare le specie, studiarle e fornire risposte organiche per contrastare un’emergenza, che ormai riguarda tutta la toscana, ma non solo.
Abbiamo approfondito il tema con Marco Bottino, Presidente di ANBI Toscana e accademico georgofilo.
Dott.Bottino, ci può spiegare quali sono attualmente le piante invasive alloctone che mettono di più a repentaglio la biodiversità lungo i corsi d’acqua e rendono difficile la loro messa in sicurezza?
Il problema delle piante aliene è un tema con cui i Consorzi di Bonifica, insieme a diversi atenei toscani, ma anche al Cnr e ad Arpat si confrontano da diversi anni. Un problema non limitato solo ad alcune aree ma che coinvolge un po’ tutta la regione con particolare diffusione in alcune zone in cui queste specie hanno trovato l’habitat ideale in cui proliferare, complici le mutate condizioni ambientali dovute al cambiamento climatico. Per questo assistiamo oggi a un aumento delle infestanti, nonostante siano state prese misure per il loro contenimento: a Pistoia, ad esempio, il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno lotta da anni contro il poligono del Giappone, in sinergia con il Cnr e le Università di Pisa e Firenze. Strategie che riescono a frenare l’avanzata ma non ad arrestarla. Per questo si stanno studiando metodi più risolutivi.
La stessa pianta, più recentemente, è apparsa anche ad Arezzo, dove opera il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno. Il problema del Poligono del Giappone è che la sua espansione può causare una maggiore erosione del suolo fino a compromettere la stabilità degli argini fluviali mentre, negli spazi urbanizzati, i rizomi possono spaccare muri e pavimentazioni. Nei corsi d’acqua del comprensorio gestito dal Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord, il problema è il “millefoglio americano”, già inserito dalla Commissione Europea nell’elenco delle specie esotiche e invasive di rilevanza comunitaria. Questa specie ostacola il regolare deflusso delle acque e minaccia la biodiversità degli ecosistemi fluviali, richiedendo la rimozione della pianta dagli alvei almeno due volte all’anno: un’operazione che richiede particolari cautele, per evitare che frammenti della pianta possano essere trasportati in altri luoghi, favorendole la diffusione.
Nel Padule di Fucecchio il Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno combatte contro la proliferazione della “gaggia” (Amorpha fruticosa) con risultati peraltro positivi che possono essere ripetuti in altre aree della regione. Più a sud, il Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa e il Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud sono impegnati nell’eradicazione delle popolazioni di Arundo donax, pianta aliena e infestante che, sugli argini, non solo ostacola il deflusso dell’acqua ma crea l’ambiente ideale per l’insediamento di mammiferi semifossori, quelli che scavano le proprie tane sugli argini. Un po’ in tutta la Toscana si fanno invece i conti con l’ailanto, pianta originaria della Cina altamente invasiva capace di crescere fino a quasi un metro l’anno; privo di predatori naturali, oltre a ‘spodestare’ la vegetazione nativa ospita una serie di insetti invasivi nocivi.
Per tutte queste specie sono attivi una serie di progetti in collaborazione con vari atenei della Toscana per mettere a punto differenti strategie di contenimento senza far ricorso ai mezzi chimici tradizionalmente usati contro le infestanti. Per l’ailanto, ad esempio, il Consorzio Medio Valdarno ha portato avanti una ricerca con l’Università di Pisa arrivando ad isolare un fungo che rende possibile una lotta biologica contro la sua rapida espansione. Al momento l’obiettivo è fare sistema a livello regionale e, anche sulla base dei vari studi condotti, dotarsi di linee guida su queste specie invasive nocive, attivando un tavolo permanente che coinvolga la Regione Toscana e Arpat. Un tavolo tecnico allargato dove censire e segnalare le specie, lavorarci insieme e fornire risposte organiche rispetto a un’emergenza che riguarda tutta la Toscana. (Fonte: https://www.georgofili.info/contenuti/piante-aliene-invasive-un-problema-per-la-biodiversit-e-la-sicurezza-dei-corsi-d-acqua/25346 – Articolo di Giulia Bartalozzi)