La storia

DOVE TUTTO EBBE INIZIO

È negli archivi comunali di Pescia, cittadina toscana della Valdinievole in provincia di Pistoia, a poca distanza dal Padule di Fucecchio, luogo mitico per la caccia agli acquatici, e vicina all’ancor più celebre Lago di Massaciuccoli, che si trovano le prime tracce della nostra storia.

È qui infatti che è stata recuperata la copia originale dello Statuto della Federazione dei Cacciatori Italiani conservata dall’allora segretario comunale Raffaello Lavoratti, di Uzzano, un piccolo comune nelle vicinanze. Si deve al suo lavoro di archivista se siamo riusciti a entrare in possesso di questo documento fondamentale nella storia della Federazione, ma anche di tante altre informazioni e notizie sulla caccia dell’epoca.

Lavoratti, che fu anche autore di un Codice del Cacciatore e di un Disegno sulla nuova legge sulla Caccia, ha però anche un altro merito, forse maggiore: essere il fondatore e presidente della prima sezione cacciatori della neocostituita Federazione, quella di Pescia appunto, denominata Sezione Cacciatori di Valdinievole, i cui cacciatori, come ricorda una targa in pietra voluta dai loro “eredi” un secolo dopo, si erano costituiti in Società il 17 dicembre del 1899.

                                       

Al suo fianco in questa impresa un personaggio che non richiede presentazioni: Giacomo Puccini, compositore e musicista eccelso, ma anche cacciatore appassionato.

Proprio lui infatti, di cui ricorreva nel 2024 il centenario della scomparsa, è a pieno titolo figura fondante della nostra Federazione quale Presidente Onorario della sezione Cacciatori di Pescia, di cui fu grande animatore.

Il Maestro infatti aveva affittato una villa proprio nelle colline di Uzzano, dove compose il terzo atto dell’opera lirica La Bohème e, grande amico di Lavoratti, qui si dedicava alla sua altra grande passione: la caccia. Questa è fatto noto, ma non tutti sanno che il Maestro alla caccia dedicò addirittura una composizione, l’Inno a Diana, appunto.

                                           

A Giacomo Puccini Federazione Italiana della Caccia ha intitolato la Sala delle Assemblee della sua sede Nazionale.

E leggendo il suo nome, ogni volta che si varca quella soglia, pare anche a noi di udire quella musica che Puccini cacciatore e artista ha sentito risuonare nelle albe di caccia che lo hanno visto protagonista.

Una musica fatta di passione, di libertà e di amore che abbiamo il dovere e la volontà di trasmettere e continuare a far vivere.

 

ALLE SOGLIE DEL ’900 NASCE LA FEDERAZIONE DEI CACCIATORI ITALIANI

Con l’Unità d’Italia anche il mondo della caccia sentì il bisogno di raggiungere l’unificazione legislativa e associativa.

Nel 1890 ventisette associazioni sparse da nord a sud decisero di promuovere il Primo Congresso di Società e Circoli Cacciatori Italiani, ma si dovette attendere il 1899, quando un gruppo di appassionati si riunì a Roma per costituire la Federazione dei Cacciatori Italiani.

Fu il primo sodalizio a carattere nazionale, che col 1° gennaio del 1900 cominciò a operare. Per associarsi occorreva versare una Lira.

Fin da subito fu richiesta una normativa unica per la protezione della selvaggina e per regolamentare la caccia, ma questa arrivò soltanto nel 1923. Grazie alla mobilitazione della Federazione dei Cacciatori Italiani, fu approvata in quell’anno la Legge Unica sulla Caccia, cui seguirono integrazioni e modifiche fino al definitivo Testo unico delle norme per la protezione della selvaggina e l’esercizio della caccia del 1939.

Nel frattempo si sanciva il riconoscimento della Federazione Nazionale dei Cacciatori e se ne stabiliva una eminente connotazione “sportiva” affiliandola al Comitato Olimpico Nazionale Italiano, che come primo presidente nominò l’avvocato Gian Galeazzo Cantoni.

Furono anni di grande attività e impegno, con l’obbiettivo di dare agli allora 390.000 cacciatori oltre a una sempre maggiore tutela e rappresentanza, una adeguata preparazione, istruire gli agenti di vigilanza, migliorare le tecniche di allevamento e gestione della selvaggina, oltre a organizzare gare, mostre, concorsi ed esposizioni cinofile.

Nel 1942 fu abolito l’art. 712 del Codice Civile del 1865 e fu introdotta la norma che a certe condizioni consentiva – così come è ancora oggi – l’accesso dei cacciatori ai fondi agricoli.

 

LA NUOVA FEDERAZIONE ITALIANA DELLA CACCIA

1945-1960

Dopo la Seconda guerra mondiale e la caduta del Fascismo, Giorgio Rastelli fu eletto Presidente nazionale, dando inizio all’attuale storia della Federazione Italiana della Caccia. Primo obiettivo, quello di ricostituire i quadri dirigenti, il patrimonio faunistico impoverito da guerra e bracconaggio, dare nuova forma democratica all’Associazione e riformare la Legge sulla caccia. Per quest’ultima si dovette attendere il giugno del 1967 e la cosiddetta Legge stralcio n. 799, che modificava il Testo unico del 1939.

 

1960-1990

Gli anni ’60 sono un periodo di rinascita per l’Italia e per la caccia, ma anche di piccole rivoluzioni, come la sentenza n. 69/1962 della Corte Costituzionale, che portava alla liberalizzazione delle Associazioni venatorie, e di profonde trasformazioni sociali ed economiche che provocarono enormi cambiamenti nel Paese.

Sotto la guida del nuovo presidente, l’on. Italo Giulio Cajati, la Federazione raggiungeva intanto il suo massimo storico di 937.000 iscritti e attraverso concorsi fotografici e letterari, borse di studio, temi di ecologia e lotta agli inquinamenti di ogni tipo si apriva al mondo esterno, rafforzando anche il rapporto con la scienza attraverso l’allora Laboratorio di Zoologia Applicata alla Caccia, poi INFS. Iniziano però anche le prime campagne anticaccia e si apre la stagione referendaria.

Nel novembre del 1986 trentamila cacciatori convennero al Palasport di Roma per una manifestazione organizzata dall’UNAVI in difesa dell’attività venatoria. Sotto questa sigla, Unione Nazionale Associazioni Venatorie Italiane, erano confluite per dare risposta all’esigenza di azioni unitarie e coordinate, le diverse Associazioni nate all’indomani della già ricordata sentenza del ’69.

1990-2000

Analoga manifestazione fu ripetuta nell’aprile del 1990 prima del Referendum, che vide una sconfitta clamorosa dei promotori con l’astensione di circa il 70% degli italiani; frutto anche di una riuscita campagna sostenuta da Federcaccia e dal suo Presidente, on. Giacomo Rosini. Gli abolizionisti ci riprovarono pochi anni dopo, ma il risultato fu identico.

Intanto, subito dopo il referendum del ’90, gli anticaccia promossero in Parlamento una proposta di revisione della legge sulla caccia. Rosini lanciò una raccolta di firme, oltre un milione e mezzo, a sostegno di una legge di iniziativa popolare che servì per contrastare quella proposta ostile alla caccia, molto più punitiva di quella che fu poi approvata. Era la Legge n. 157/1992, ancora oggi in vigore; una legge innovativa all’epoca della sua promulgazione e che rappresentava il frutto di un confronto trasversale fra i diversi portatori di interesse: cacciatori, agricoltori e ambientalisti. Una legge che, malgrado così venga abitualmente definita, non è “sulla caccia”, ma significativamente intitolata Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, riconoscendo di fatto il principio fondamentale che la caccia è parte attiva della tutela della biodiversità.

Dopo la vittoria referendaria la Federazione si impegnò a dare nuovo orgoglio ai cacciatori, per uscire dall’angolo in cui la politica e l’opinione pubblica li avevano relegati. Col motto “Festina Lente”, affrettati lentamente, nasce un nuovo simbolo, la bandiera e l’inno, oltre a un nutrito programma di iniziative per dare nuova, positiva, visibilità alla caccia nella società. Fra queste, l’istituzione del riconoscimento “Il Gentiluomo Cacciatore” da assegnare a personalità distintesi a favore della caccia, come ad esempio Indro Montanelli, qui ripreso assieme al Presidente nazionale Rosini.

2000-2025

Simpatica coincidenza con l’anniversario della Federcaccia, questo 2025 che vede i 125 ani di vita della Federazione, è anche l’anno del Giubileo. Vale la pena ricordare che nell’aprile 1984 si celebrò il Giubileo Internazionale degli Sportivi e Federcaccia, come Federazione del Coni, fu ricevuta dall’allora pontefice Giovanni Paolo II. In occasione di quell’incontro a Papa Wojtyla fu donato un cucciolo di setter inglese, un omaggio che il Pontefice dichiarò più volte aver particolarmente gradito.

L’esperienza si ripeterà, questa volta insieme con le altre Associazioni venatorie dell’UNAVI, in occasione del Giubileo del 2000.

Il 5 e 6 maggio dello stesso anno, la Federazione Italiana della Caccia organizza a Pescia, suo “luogo” di nascita, con Dianacentus – Cento anni di Federcaccia le celebrazioni del Centenario.

In quello stesso anno, quasi a chiudere un cerchio, la Federazione lascia definitivamente il CONI anche se mantiene un legame attraverso la FIDASC, che ha fortemente contribuito a far nascere e che deriva molte delle discipline praticate proprio dalle attività venatorie.

Con la modifica statutaria del 2000 assume la veste attuale di una Federazione di Associazioni venatorie regionali e Province autonome ad essa federate.

Dopo l’improvvisa scomparsa di Giacomo Rosini e un breve mandato come Presidente facente funzione del sen. Gianfranco Conti Persini prima e del professor Massimiliano Lombardi dopo, si andò a nuove elezioni, in cui prevalse l’umbro Fausto Prosperini.

E siamo alla cronaca. A Prosperini successe Franco Timo e successivamente Gian Luca Dall’Olio, che ha guidato la Federcaccia per un decennio, fino alla odierna presidenza di Massimo Buconi.

FEDERCACCIA OGGI: UNA REALTÀ DINAMICA E ARTICOLATA

Federazione Italiana della Caccia si articola in:

  • Una Federazione Nazionale
  • 19 Federazioni Regionali e 2 Federazioni delle Province Autonome di Trento e Bolzano
  • 107 Federazioni Provinciali
  • 786 sedi Comunali, Sottocomunali e Punti tesseramento distribuiti su tutto il territorio nazionale
  • 170 dipendenti, collaboratori e consulenti professionali impegnati nelle varie strutture
  • 220000 tesserati

Attraverso la sua attività Federazione Italiana della Caccia persegue numerosi scopi, a partire dalla tutela e difesa del cacciatore e dei suoi diritti legati all’attività venatoria; la promozione della caccia sostenibile e regolata, in tutte le sue forme; la gestione faunistico ambientale e la valorizzazione della biodiversità.

Particolare attenzione viene posta all’aspetto della sicurezza durante lo svolgimento della caccia, tema sul quale Federcaccia investe molto sia dal punto di vista formativo sia per mezzo dell’organizzazione di eventi specifici e campagne informative.

Sicurezza vuol dire però anche offrire ai praticanti coperture assicurative per se stessi e RC nei confronti di terzi.

Con la propria struttura e i propri tesserati, Federcaccia costituisce un presidio del territorio a fianco degli agricoltori e delle Istituzioni, attraverso il volontariato svolto su più fronti: protezione civile, antincendio boschivo, vigilanza venatoria e ambientale, sanitario e sociale. Già solo in questi ultimi due la Federazione ha evidenziato il ruolo dei cacciatori e la loro valenza di cittadini. Dall’impegno durante l’emergenza Covid, che ha visto raccogliere dalle proprie Sezioni oltre 1 milione di euro interamente devoluti in beneficenza, all’accoglienza e supporto dei giovani studenti ucraini all’inizio del conflitto, dal monitoraggio attivo nei confronti di possibili epidemie come l’influenza aviaria al contrasto della PSA, la Febbre Suina Africana; dagli aiuti nelle zone colpite da emergenze ambientali al quotidiano sostegno alle iniziative locali di volontariato, il mondo venatorio ha sempre dimostrato la sua sentita e concreta partecipazione alla vita delle comunità.

Oltre alla varietà e completezza di servizi offerti ai soci, sono rilevanti le attività del proprio Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agroambientali e quelle dell’Ufficio Studi Giuridici per rispondere alle problematiche del settore.

La caccia, al di là del suo aspetto ludico ricreativo, richiede un approccio scientifico, tecnico e legislativo: senza dati e conoscenze scientifiche sulle dinamiche di fauna e ambiente non si può fare gestione, così come non ci si può occupare della materia senza un’adeguata conoscenza legislativa e normativa.

Federcaccia si distingue per la dotazione di professionisti – ricercatori scientifici, tecnici e consulenti giuridici e legali – e investimenti in studi e tecnologie all’avanguardia per programmi di gestione faunistico-ambientale e la risoluzione delle problematiche a livello nazionale o europeo.

Attraverso di loro, Federcaccia collabora con Università di primo piano, come quelle di Milano, Ca’ Foscari di Venezia, Firenze, Pisa, Roma, Palermo, centri di ricerca come il CNR; fornisce pareri tecnici in campo faunistico e giuridico a Uffici Caccia e Assessorati regionali e provinciali, Ambiti Territoriali di Caccia e Comparti Alpini, oltre a costituire un interlocutore serio e affidabile ai più alti livelli Istituzionali, dalle Commissioni parlamentari ai Ministeri competenti e presso il Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale.

L’attività di Federazione Italiana della Caccia si attua anche a livello internazionale, soprattutto attraverso due organismi:

FACE, Federazione europea delle associazioni per la caccia e la conservazione, organismo internazionale che rappresenta oltre 7 milioni di cacciatori europei confrontandosi quotidianamente con il Parlamento e la Commissione europea a tutela e indirizzo delle politiche gestionali, faunistiche e venatorie dell’Unione.

CIC (Consiglio Internazionale della Caccia e della Salvaguardia della Fauna), che opera per il pubblico interesse nel campo dell’uso sostenibile e della conservazione della fauna selvatica. Il CIC siede all’ONU in qualità di osservatore, è membro dello IUCN (Unione Internazionale per la conservazione della Natura) e partner di organizzazioni a livello internazionale quali CBD, CITES, UNEP, FAO OIE e a livello europeo FACE e ELO.

DA 125 ANNI VERSO IL FUTURO

Senza perdere le sue radici Federazione Italiana della Caccia prepara già da oggi il futuro.

Lo fa, abbiamo visto, affiancando ai valori e alle tradizioni dell’Ars Venandi una visione moderna della caccia, coniugando alle emozioni che questa trasmette anche la scienza e la conoscenza.

Su questa strada Federcaccia si è avviata da tempo, ben prima che al cacciatore venisse richiesto, dalla società e dalle Istituzioni, che la sua attività fosse anche qualcosa di altro dall’esercitare solo una pratica frutto di tradizioni sociali, familiari e di passione.

Questo è per Federcaccia il modo di ottenere non semplice accettazione, ma considerazione e giusto riconoscimento del ruolo della caccia e dei cacciatori.

Per questo, ma non da ora, la Federazione pur senza derogare mai dalle proprie convinzioni e dal proprio ruolo, ha scelto il terreno non dello scontro, ma di un dialogo costruttivo e di una maggiore capacità di confronto sui fatti concreti con l’obbiettivo di contrastare visioni strumentali e costruire un futuro sostenibile per l’attività venatoria e un suo ricollocamento nella società.

Un intento che Federcaccia persegue attraverso una promozione della corretta immagine della caccia e del suo ruolo gestionale, a tutela della biodiversità e delle specie nel loro complesso, e che passa anche attraverso più forti rapporti istituzionali, con il mondo agricolo e con quello scientifico, che saranno sempre più rafforzati e promossi.

Un impegno per una caccia di qualità, gratificante per chi la pratica e utile a tutto il sistema Paese, che accanto alla tradizione e passione, come dicevamo pilastri irrinunciabili, ridisegna ruolo e funzione del cacciatore per le prossime grandi sfide ambientali: dai Life al Piano di transizione ecologica; dalla PAC alla Nature Restoration Law.

Federcaccia ha intenzione di esserci come parte attiva. Perché come ha affermato il Presidente Buconi “dopo un passato degno di memoria, la caccia e i cacciatori abbiano un oggi e un domani da protagonisti di primo piano”.